Entrando in paese da via Martano,a sinistra, si imbocca il rione “Fanciullino” che porta alle “Pozzelle”, paesaggio tipicamente orientale. Sul rialzo del terreno che circonda la spianata dei pozzi, sino al ‘700 sorgeva la chiesetta di S. Maria de le puzze con annesso “hospitale” che costituiva una caratteristica architettonica e sociale delle cappelle fabbricate “more graecorum” (rito greco). L’ hospitale, secondo alcuni, va inteso come ospizio, costituito generalmente da una o due stanze riservate ad “accogliere temporaneamente pellegrini o viandanti di passaggio, dei quali nei secoli passati ci fu sempre un gran numero” (32). L’ antico hospitale, secondo altri, aveva una funzione diversa dall’ odierno ospedale, poiché accoglieva gli “incurabili” che non possedevano beni di fortuna (33).
Nell’antico largo Alogna (Aie), attualmente Largo Santa Croce, c’ è la cappella dell’ Addolorata, di elegante struttura, di proprietà della famiglia Giuseppe Monosi. Recenti anche i dipinti che abbelliscono la cappella. L’ unico altare è sormontato da un quadro dell’ Addolorata. Vi si conserva una statua in cartapesta di S. Lucia costruita a Lecce.
Accanto: una statuetta posizionata sull’ingresso di una abitazione.
Al centro dello stesso largo, un tempo si ergeva un piedistallo, in conci di pietra leccese, con una croce di legno e poi di ferro. Nel 1968 si realizzò l’ attuale monumento, voluto dall’ amministrazione comunale Cotardo. L’ opera, su progetto del prof. Salvatore Za di Castrignano dei Greci, presenta un arco in cemento rivestito di marmi di Trani. Sul basamento poggia un bassorilievo, dove è scolpita la “Deposizione” su cui sovrasta una croce. Tutt’ intorno si stende un’ aiola con piante decorative di alto fusto, per seguire la verticalità delle masse architettoniche. A sera l’ arco illuminato dà alla visione un tono suggestivo.
A est del largo Alogna, risalendo un leggero pendio si raggiunge il rione S. Leonardo dove sorgeva l’ omonima cappella. Il Sig. Antonio Monosi fece alberare con acacie il viale che dalla fine del paese conduceva ad essa, sicché la leggera ascesa era divenuta una piacevole, ombrosa e salubre passeggiata con meta religiosa. La cappella era composta da due piccoli vani, l’ altare era sormontato da una tela con la figura del Santo che rompe i ferri di una prigione. Sul frontespizio della chiesetta si leggeva: Quod cecidit pauci melius struxere sacellum. Nun alibi meritum, hic micat alma fides – A.D.MDCCCLXII” (Pochi meglio eressero questo tempietto caduto. Altrove ora si spegne, e qui risplende l’ alma fede). La cappella era ufficiata in occasione della festa del Santo (6 novembre). Col passare degli anni le sue condizioni divennero rovinose, da minacciare pericolo, per nel 1975 fu abbattuta. Il culto, però, non è venuto mai meno perché sullo stesso luogo va edificandosi una nuova chiesa. Tuttora il Santo viene festeggiato la domenica successiva all’ ottava dei morti con una fiera e con festeggiamenti civili e religiosi.
A breve distanza dal largo S. Croce, subito dopo il vecchio municipio c’ è una piazzetta dove si erge il monumento ai Caduti(opera realizzata dall’ Amministrazione Comunale Cotardo, con il contributo del popolo, nel 1967). Un tempo in questa piazzetta c’ èra un ponte in pietra leccese, sotto il quale convogliavano le acque piovane che venivano ingoiate da una voragine, denominata CHAO (caos). In questa piazzetta si svolgeva il mercato che si spingeva verso via C. Battisti: es avìne (le avene). Per via Francesco Monosi si accede in piazza Sant’ Antonio dove fa bella mostra la torre dell’ orologio. Di demanio comunale nella stessa piazza, è la cappella di San Rocco, anch’ essa di stile moderno, costruita sui ruderi di un’ antica cappella omonima “olim parochia ecclesiae”. Gli anziani ricordano ancora che sui muri della primiera cappella erano appesi gli ex voto per grazie ricevute e, all’ epoca, i devoti non soltanto accendevano le lampade in ogni giorno di festa ma contribuivano ciascuno dal suo ad accrescere la festa di San Rocco. La cappella possedeva: “un pezzo di terra in luogo “Le Fogliame” alla via di Cursi, un arbore di ulivo alla chiusura di Maruccia Donato, un arbore di ulivo dentro la chiusura di Maria D’ Aprile in loco “La Cassiana”, sei arbori di ulivo dentro la vigna (illeg.) e proprietà alla “Cisterna” che fu di osta Elia (34). Attualmente la cappella di San Rocco è quasi sempre aperta al pubblico che ancora oggi volentieri vi si ferma o, passando, si scopre e accenna un segno di croce.
In via Corigliano c’ è la cappella di S. Vito, di proprietà D’ Ambrogio. Per le sue caratteristiche stilistiche si fa risalire al ‘700 (35). L’ altare in pietra leccese, è sormontato da un dipinto del Santo, che subì il martirio nella vicina Lucania sotto l’ Imperatore Diocleziano.
Dall’ antica via “Farì” (IV novembre) si accede alla via Arciprete De Mitri lungo la quale c’ è la scuola elementare e più avanti la chiesa dell’ Immacolata. Questa strada fiancheggiata prima da acacie ed ora da ligustri porta al Largo Castello, un tempo ombreggiato da palmazi e pini. Vicino è l’ Asilo Infantile, fondato dai coniugi Lubelli Giovanni fu Luigi e Mariano Consiglia fu Paolo e della confraternita dell’ Immacolata nell’ anno1932. Fu eretto ad Ente Morale con regio Decreto in data 29 ottobre 1936 – XV – . E’ retto da un consiglio di Amministrazione. I predetti coniugi donarono irrevocabilmente i loro beni a S.E. L’ Arcivescovo di Otranto Monsignor Frate Cuccarollo Cornelio Sebastiano, il quale per le facoltà che gli venivano dalla Legge, accettò i beni donati, a cui veniva assegnato rispettivamente il valore di L.50.000 e di L.12.000, come risulta dalla perizia giurata del geom. Gustavo Macrì di Maglie. La donazione dei beni di Giovanni Lubelli consisteva: 1) In una casa di abitazione di antica costruzione, con parecchi vani e giardino dietroposto, di are 16, alberato, provvisto di altri casamenti, cisterne, aie.
2) In tre fondi: “vigna”, “Vincenzone”, “Caritèa”.
3) In una oblazione di L.25.000 dei coniugi medesimi. La donazione della moglie Mariano Consiglia consisteva nel fondo “Cropazza”. La progettazione dell’ asilo fu affidata agli ingegneri Ruggero e Giuseppe Congedo di Galatina. La gara per la costruzione dell’ asilo fu aggiudicata dall’ impresa Stomeo Apollonio fu Carmine da Martano per la somma di L. 37.808. L’ asilo, come è scritto nello statuto, aveva lo scopo di raccogliere e custodire gratuitamente, nei giorni i bambini poveri d’ ambo i sessi di Castrignano dei Greci, dell’ età dai tre anni ai sei anni e di provvedere alla loro educazione. La vigilanza sull’ andamento didattico era affidata ai “direttori didattici governativi”.
Nel Largo Sant’ Onofrio, sottoposta, si trova la Cripta intitolata allo stesso Santo, di particolare importanza storica. Di essa si è parlato ampiamente in altre pagine.
Sulla via di Melpignano si trova la chiesa di Santa Rita da Cascia, fatta costruire dalla famiglia De Mitri nell’ anno 1967. Questa chiesetta, semplice e linda nella sua struttura, in armonia con quella omonima di Cascia, ha abbellito la zona periferica del paese.
Sulla via principale che attraversa il paese si incontra il Castello Medioevale, “guardiano di pietra”, “nido di rapaci baroni”, (come lo definisce il poeta L. Mascello), e più avanti la via Cladici o Chiadeci che conduceva alla chiesetta della Madonna di Costantinopoli, di cui non resta che il ricordo della sua esistenza; ed è anche un lontano ricordo nella mente dei più anziani, il periodo che va dal primo venerdì di marzo, festa di Maria SS. di Costantinopoli, sino a Pasqua, quando numerosi fedeli si recavano in devoto raccoglimento a pregare presso l’ immagine della Madonna e i bambini, nelle vicinanze della chiesetta, giocavano “a uova” facendole rotolare verso pozzette scavate nel terreno. Quest’ usanza si praticò fino allo scoppio della prima guerra mondiale. In antico, accanto alla chiesetta su indicata, esisteva un “monastirio”, retto da monaci Basiliani che, una volta soppresso l’ ordine, fu trasformato in abitazione per i più poveri.
Non disponiamo, invece, di notizie riguardo la cappella di S. Giovanni, di S. Antonio, di Santo Stefano, di San Nicola, di Santa Anastasia. Nella visita parrocchiale dell’ Arcivescovo Lucio de Morra, 1608, queste cappelle esistevano, anche se in pessimo stato di conservazione, tant’ è che nel 1897 Cosimo De Giorgi potè visitarle e osservarne gli ultimi avanzi.
Le chiesette e le cappelle ubicate al di fuori dei centri abitati, erano accudite da un romito che conduceva vita ascetica, oppure da un oblato, termine con cui era indicato un particolare tipo di sacrestano che dimorava all’ interno stesso della chiesetta e in qualche piccola stanza annessa o nelle vicinanze; molte volte era chierico “in minoribus” e viveva dei frutti di un immancabile giardino o orto che circondava la cappella.
Spesso le chiesette e le cappelle erano dotate di lasciti, di appezzamenti di terreno, di beni patrimoniali per messe in suffragio dell’ anima del benefattore o per un ciclo di predicazioni missionarie o per garantire la devozione verso il santo, con i festeggiamenti religiosi e anche civili. In quest’ ultimo caso la tradizionale festa veniva organizzata da un apposito comitato e si svolgeva nella piazza principale del paese (o intorno alla chiesetta); il paese veniva sfarzosamente illuminato con lampade ad olio e ad acetilene. Per l’ occasione accorreva gente dai paesi limitrofi per godersi la festa o fare spese. Le bande eseguivano scelta musica fino allo sparo dei fuochi di artificio. La festa si chiudeva col ballo della rituale tarantella napoletana, comunemente chiamata “pizzica pizzica”.
E’ il caso di sottolineare l’ importanza delle Sacre Visite dei Vescovi nelle parrocchie, durante le quali venivano compilati gli inventari dei beni ecclesiastici, venivano esaminate le strutture edilizie sacre, l’ osservanza o meno dei dettami Conciliari attraverso i decreti emanati dal Vescovo, la frequenza dei fedeli ai Sacramenti, l’ assistenza ai poveri, le Associazioni, le festività religiose, la composizione numerica del clero, l’ incidenza del laicato nella erezione di altari e cappelle con il diritto di patronato, il dispositivo del Cimitero (36).
32) M. Cazzato – V. Peluso, “Melpignano”
33) B. Raino’, “Maglie e le sue chiese”
34) A.S.L. “Catasto Onciario 1700”
35) C.S.P.C.R. – Maglie, “Primo censimento dei beni culturali”
36)F. De Luca, “Le visite Pastorali…” in rassegna Salentina
Da: Castrignano dei Greci di: Angiolino Cotardo