E si racconta ancora…
Un tal Costantino, ciabattino di professione e analfabeta, era riuscito ad entrare, per arte magica, nelle grazie di Don Nicola, barone di Castrignano, tanto da divenire il suo confidente su ogni cosa riguardasse il governo del casale. Con la morte di Don Nicola, come era da prevedere, Costan tino ritenuto un “fattucchiero”, fu imprigionato nel carcere baro nale da Don Franza, figlio del barone, con l’accusa di aver usato poteri magici sulla volontà di Don Nicola. Per raggiungere questo scopo egli si era servito di Nardamaria e Cerolama (Girolama), due “masciare” (fattucchiere) del luogo che avevano preparato una potente magia per Don Nicola. Aveva no rivestito un chiodo lungo, dalla parte del capo, con i capelli di Costantino, lo avevano avvolto con un pezzo di seta rossa, la sciandone di fuori la punta; indi con un filo nero avevano legato altri due chiodi più piccoli, e quindi avevano consumato l’esorci smo invocando il demonio. Di poi avevano buttato il tutto nella cisterna del Castello. Da quel momento Don Nicola era legato alla volontà di Costantino. Anche le due streghe finirono in carcere e le due cisterne del castello furono svuotate per rinvenire l’oggetto magico. All’operazione erano presenti i religiosi del luogo che, di tanto intanto, esorcizzavano la cisterna. Ad un certo punto la persona che tirava l’acqua avvertì una puntura al braccio destro, infatti nel secchio c’era il corpo del reato. Seguì una lugubre cerimonia: fu bruciato sul sagrato alla presenza di tutta la popolazione e dello stesso Costantino che era stato portato legato e in sem bianza di reo. Costantino cercò di discolparsi sostenendo che il vero reo era Don Franza che tramava alle spalle del padre e che la sua opera era tesa a proteggere Don Nicola dalle angherie del figlio. Ma a nulla valsero le sue proteste e fu riportato in carcere dove rimase chiuso fino alla morte. Secondo l’uso, fu sepolto di notte, a lumi spenti, fuori del luogo sacro.
Da: Castrignano dei Greci di: Angiolino Cotardo