La Vita Religiosa

La vita religiosa dei greco-salentini appare collegata con la problematica della storia del bilinguismo greco-romanzo nella provincia di Terra d’Otranto, per cui sin dal 1200 nelle nostre comunità convivevano parlate e riti differenti: l’ambiente di rito greco e di lingua greca da una parte e l’ambiente di rito latino e di lingua latina dall’altra. La contrapposizione dei due riti pare, in effetti, riferirsi alle esigenze di determinati ceti sociali: l’aristocrazia e il popolo minuto. E’ opportuno ricordare che il IV Concilio Lateranense del 1215 raccomandò, tra l’altro, di curare la predicazione ai fedeli in lingua materna (21).
“Se seguiamo le vicende della Chiesa di rito greco nel Salento — scrive S. Sicuro — noteremo che grandissima era la diffusione di detto rito per tutto il ‘400… Dalla visita apostolica dell’arcivescovo di Otranto, Lucio de Morra (1606-1623) si può desumere l’esistenza di ecclesiastici greci in 13 paesi della diocesi di Otranto”(22).
A Castrignano dei Greci il rito greco tramontò dopo il 1606. Tra i preti greci ordinati “more graecorum” troviamo: Desacola Sabati, Drangus Martino, De Elia Costa, Galasso Angelo, Palma Gregorio, Petrelli Marco, De S. Nicola Antonio, Saraceno Pompeo, Villanoj Joannes (23).
La Liturgia Greca

Allo stato delle conoscenze attuali, la liturgia d’uso presso le comunità bizantine viene comunemente attribuita a S. Giovanni Crisostomo (gr. bocca d’oro) (347-407), patriarca di Costantinopoli, che rimaneggiò e sostituì, con testo assai più breve, particolarmente le preghiere del celebrante, che si trovano nella Liturgia di S. Basilio. Riportiamo quanto è detto nella Sacra Liturgia di S. Giovanni Crisostomo, che si può dividere in tre parti:
“1) Preparatoria riguardante la materia (il pane e il vino), e la preparazione degli animi degli assistenti, mediante lettura dell’antico testamento (Antifone, Prokomeni) e del Nuovo Testamento (Epistola, Vangelo)”.
“2) Centrale sacrificale: (Introito grande. Consacrazione, Comunione)”.
“3) Conclusiva: (dalla Comunione alla benedizione finale).
“Valore dogmatico — La S. Liturgia è la rinnovazione, del
sacrificio della Croce, sotto altra forma, ma con l’identico
valore latreutico, eucaristico, espiatorio, impetratorio”.
“Come assistervi: Seguendo con attenzione e con compunzione
di cuore le preghiere del Sacerdote e meditando la Passione e
Morte del Signore”. Ricordare: “quando il Sacerdote celebra,
onora Dio, rallegra la Chiesa, aiuta i vivi, procura riposo ai defunti” (24)

* * *
 

In alcune ricorrenze religiose dell’anno i preti greci e quelli latini costituivano una piccola congregazione per la concelebrazione di alcune funzioni religiose: riti della settimana Santa, Pasqua, Pentecoste, Epifania.
Le promiscue concelebrazioni, però, e altri abusi liturgici subirono un duro colpo con le disposizioni di Gregorio XIII che, tra l’altro, ordinò ai Greci di non celebrare nelle chiese latine. Fu così che pian piano sacerdoti e riti greci “alienati”, dispersi e bruciati i loro libri, avversati dagli Ordinari Diocesani, scomparvero definitivamente.

(21) M. D’Elia, “Vicende storiche del bilinguismo greco-romanzo”, estratto da Note di civiltà medievale, 1979.
(22) S. SICURO, “Lingua e storia nella Grecìa Salentina”, Galatina, 1983.
(23) Idem.
(24) Da una pubblicazione dell’ Ass. Cattolica Italiana per l’ Oriente Cristiano, Palermo.

Da: Castrignano dei Greci di: Angiolino Cotardo

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