E’ Terra Benedetta

A Castrignano morì una giovane ventenne e questo fatto destò grande commozione e mortificazione, non solo per l’ età della defunta, ma anche perché era la prima salma a dover essere sepolta nel cimitero, lontano dal paese. Un editto aveva stabilito che i morti dovevano essere seppelliti fuori dall’ abitato e non più nelle chiese. Nel nostro caso i parenti e gli amici non si davano pace all’ idea che la giovane doveva restare sola, lontana da tutti, anche perché nei pressi della sua abitazione c’ era la chiesa-cimitero della Madonna di Costantinopoli. La madre era desolata al pensiero che l’ anima della figlia avrebbe vagato disperata tra luoghi sconosciuti: fatti di questo genere erano già accaduti e ne era testimone un tale denominato Parpatuddhi (38) che aveva raccontato, di aver visto vagare a mezzanotte nel cimitero di Martano le “Anime Sante” e poi trasformarsi in vacche e inseguirlo fino a casa sua. Fu così che egli inciampò e si ruppe il femore. Sindaco e Parroco erano tormentati dalla difficoltà di condurre un discorso convincente a chi non era in grado di comprenderlo e per i sentimenti esacerbati dal dolore e per l’ impatto con una nuova realtà dopo secoli di consuetudine. Tuttavia si recarono in casa della morta e alla madre che li guardava pietosamente, espressero tutta la loro solidarietà e nello stesso tempo la necessità
dell’ osservanza della legge. Frattanto il Parroco esortava ripetutamente: “E’ terra Benedetta ! E’ terra Benedetta ! Non abbiate paura. E poi sarà in compagnia della Madonna Arcona”. Nel pomeriggio, arrivato il momento, le campane della chiesa sembravano singhiozzare ed i rintocchi si susseguivano lenti e cupi. Il corteo funebre si mosse tra urli, strepiti, pianti e commozione per la poveretta che sarebbe stata lasciata in campagna, lontana dal paese. Era stata mobilitata anche una piccola banda che, con i suoi funebri motivi, contribuiva allo strazio di tutti. Poi arrivati sul luogo, si stese sulla folla un gran silenzio. La salma venne deposta nell’ obitorio per la notte, prima di essere inumata. La madre che non riusciva a rassegnarsi, volle esternare un ultimo atto d’ amore: legò al polso della figlia una cordicella che comunicava con la stanza del custode, collegata ad un campanello,
nell’ ingenua speranza che la figlia potesse ancora esprimere un desiderio. Dopo, a lenti passi, rassegnati, tutti tornarono in paese.37)Anche questo fatto é stato raccontato da Abbondanza Mele di Castrignano dei Greci, vivente, di anni 93.(38) E’ un epiteto ingiurioso tradizionale forse nell’ eccezione di “Vagabondo”.Da: Castrignano dei Greci di: Angiolino Cotardo

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