Poco distante dai pozzi, all’ imbocco della via di campagna che porta a Martano,ci sono i relitti della Masseria pozzelle, forse la più antica del luogo, costruita con pietrame e bolo. Tra i pochi vani rimasti non e difficile distinguere le stalle e i recinti per il bestiame. Secondo Luigi Ponzi il nome masseria deriva dall’ unione di due parole Celtiche: mas che significa campagna ed er che vuol dire abitazione: quindi, abitazione di campagna. Le altre Masserie del territorio di Castrignano dei Greci si presentano più complesse e più solide nelle strutture edili e fanno pensare, in qualche modo, ad un tipo di piccole fortificazioni a carattere difensivo. Probabilmente erano dei veri e propri fortini, sparsi per le campagne, a guardia dell’ entroterra, per avvistare prematuramente le incursioni dei pirati turchi che per ben quattro secoli, dal 1000 al 1500 imperversavano nelle nostre province seminando terrore e morte. Nel secolo XVII dette strutture furono trasformate in dimore del Massaro e divennero veri centri agricoli autosufficienti. Comprendevano decine e decine di ettari coltivati a pascolo, a seminativo, a vigneto, a oliveto e vari allevamenti di bestiame. Le masserie ancora esistenti sono: Masseria Scinèom, Masseria Arcona, Masseria Mauro-Monaco, Masseria Marrugo. Altre costruzioni rurali sono i trulli, parola che significa cupole. Di epoca antichissima, forse Messapica, sono stati realizzati con le pietre ricavate dal dissodamento dei terreni. Il vero trullo Salentino è a tronco cono, con un diametro di base minore dell’ altezza. Di proporzioni più modeste ma della stessa struttura dei trulli sono i furneddhi o paiàri disseminati in grande quantità nel nostro territorio per l’ enorme quantità di pietre da eliminare dal terreno: sono destinati a deposito di utensili o di paglia. Altre antiche costruzioni rurali sono le làmmie, anch’ esse costruite con muri a secco, ma con la volta a tetto e una scaletta esterna ricavata su un muro perimetrale. Le Aie risalgono a epoche diverse. Sono a fondo naturale o su roccia pianeggiante. Servivano per depositare le spighe appena falciate che poi venivano sgretolate da una grossa pietra quadrata (pisàra), trainata da un cavallo, per ricavarne il frumento. I Palmenti erano costruzioni all’ aperto. Sulla provinciale Castrignano-Corigliano ne esiste uno, ancora intatto, scavato nella roccia che nella sua rozza semplicità rivela l’ ingegnosità dell’ uomo. Comprende una piccola vasca dove veniva pigiata l’ uva con i piedi e, affiancato ad essa, un pozzetto sottoposto, nel quale passava il succo d’ uva che veniva lasciato fermentare. Il mosto veniva conservato in recipienti di creta, chiamati ozze o vozze. I Trappeti, invece li troviamo ubicati nelle grotte sotterranee, sparsi nelle periferie del paese o nelle campagne. “Questa ubicazione pare sia dovuta nel cercare un luogo caldo per agevolare il distacco dell’ olio dalla pasta delle ulive infrante”. La parola trappeto deriva dalla voce latina drupetum, onde Drupa. Gli antichi trappeti consistevano in una vasca circolare, nella quale giravano tre grosse ruote di pietra che, sincronizzate, non lasciavano spazi inutilizzati. Nei torchi, poi, avveniva il distacco dell’ olio.
Da: Castrignano dei Greci di: Angiolino Cotardo |