E si racconta ancora…
IL vecchio condottiero Basilio, signore bizantino di Castrignano, allora contrada “Castrignanà”, carico di armi e di onori, si era ritirato a vita privata in una graziosa casina alle porte del paese. Passava il suo tempo tra la lettura dei classici greci e la coltura dei suoi giardini. Gli faceva compagnia la diletta nipote Zantùla, il cui nome significa biondina,dovuto alla sua ricca capigliatura decisamente bionda come l’ oro. Una notte Basilio era uscito per i campi e istintivamente si attardava perché presentiva ambigui e incomprensibili segni che venivano dal mare. Intuendo sventure e lutti per i Greci, si lasciò guidare dal suo istinto, corse in paese e invitò quanta più gente poté ad accalcarsi nei sotterranei della fortezza che portavano ad una grotta, un tempo primitiva abitazione e luogo di preghiera dei monaci basiliani. Con due grossi macigni fece sbarrare entrambi gli ingressi per non destare sospetti. Alle prime luci dell’ alba, infatti, sul mare poco distante, comparvero decine e decine di navi. I Saraceni non tardarono a sbarcare e, come loro abitudine, irruppero improvvisi e violenti negli abitacoli della povera gente. Le forze greche, prese alla sprovvista, si asserragliavano nella fortezza, ma non ressero all’ urto e quella travolgente valanga nera disseminò ovunque terrore e morte. Dal ricovero sotterraneo i pochi salvati da Basilio, udivano le urla terrorizzate dei fratelli e i colpi di scimitarra della soldataglia nera, accompagnati da invettive sguaiate. Poi il frastuono si allontanò e un grande silenzio avvolse la martoriata terra. Dopo alcuni giorni, avviliti e disfatti, uscirono dal rifugio e vennero a sapere che i Saraceni, raggiunto il Chao erano stati irresistibilmente attratti e assorbiti dal baratro. Per cui le milizie greche ebbero il tempo di organizzarsi e respingerli sino alle loro barche, salvando così il paese da ulteriori razzie e distruzioni.
Da: Castrignano dei Greci di: Angiolino Cotardo |