Il Tumulto Elettorale

Il tumulto elettorale del 1914 a Castrignano dei Greci

 

Nel 1914 a Castrignano de Greci scoppiò un grave tumulto
dovuto a violenze elettorali.
Questi i fatti desunti da una pubblicazione del tempo. (59)
La votazione per il Consigliere Provinciale del 21 giugno 1914 nel Mandamento di Martano (comprendente i Comuni di Martano e Castrignano dei Greci) ebbe il seguente risultato:

Elettori del Mandamento              = N. 3.777
Votanti              = N. 2.761
Corina Tommaso              = N. 1470 voti
Comi Angelo              = N. 1291 voti
(elettori di Castrignano dei Greci = N. 557).

Venne eletto Consigliere Provinciale il Sig. Corina Tommaso di Martano avendo ottenuto 179 voti più del Sig. Comi Angelo di Corigliano d’Otranto. Contro la proclamazione del Sig. Corina furono presentate proteste per violazione di leggi nelle sezioni elettorali. Si decise di procedere ad un’inchiesta e fu nominato un Comitato inquirente per far luce sulla vicenda. Questo ascoltò ben sessanta testimoni scelti tra coloro che vennero indicati dagli opposti partiti e parecchi, nominati d’ufficio. A Castrignano le votazioni erano state precedute da tristi e paurosi eventi: la lotta si era svolta tra due fazioni locali capeggiate dalle due famiglie più in vista del paese che sostenevano rispettivamente i due candidati in lotta. Per fronteggiare la situazione furono mandati dal capoluogo alcuni funzionari di P.S. che a malapena riuscirono a calmare gli animi poiché la gente diffidava delle Autorità che vedeva per la prima volta. Le violenze si prolungavano sino a notte inoltrata da parte de gli agitatori, i quali giravano per il paese armati di grossi e nodosi bastoni. “Sul posto erano stati dislocati quaranta uomini di truppa, venticinque soldati e quindici carabinieri: forza questa – fu detto – capace di garantire l’ordine pubblico a condizione però che si fosse fatto l’uso delle armi”. Un Maresciallo dei Carabinieri appena giunto a Castrignano dei Greci fu costretto ad intervenire con la forza per far disperdere una moltitudine che minacciava di assalire l’abitazione del capo avversario; e, quando quella folla fu dispersa, dovè correre verso gli alloggi dei Carabinieri, dove erano rimasti soltanto due militi, perché altra folla voleva impossessarsi dei moschetti. La sera del sabato, precedente le votazioni, ci fu un violentissimo comizio di chiusura che minacciò una vera e propria rissa, repressa in tempo. Il giorno delle votazioni, carabinieri e soldati furono costantemente presenti in aula. In un primo tempo le operazioni procedettero con calma (sino alle ore 11), tranne un lieve incidente avvenuto verso le 9 tra i due capi delle fazioni locali. Uno di essi “ebbe a lanciare delle schede in faccia all’altro”, ma il fatto non ebbe conseguenze per il pronto intervento del Maresciallo dei Carabinieri. Senonchè alle 11 nacque un tafferuglio e, mentre questo accadeva proprio vicino all’ingresso della sala elettorale, “da alcune terrazze prospicienti la piazza, e precisamente dalla terrazza del l’orologio, di proprietà comunale, venivano lanciati grossi sassi contemporaneamente (—) in direzione del portone del seggio elettorale tanto che alcuni elettori che erano rimasti nella sala, lo chiusero, per precauzione, lasciando socchiusa la portella. Ad aumentare il panico e ad aggravare lo spavento che invase la folla, contribuì la fortuita esplosione del moschetto di un Carabiniere che, in quel momento di acuta sensibilità, tutti ritennero l’esplosione di una bomba. (—-) E fu fortuna che quel colpo esplodesse, (—) perchè così la folla si sbandò ed il tumulto, durato una quindicina di minuti, non ebbe più gravi conseguenze. (—) Tutti (—) scapparono con grida di terrore, le donne spaventate (-—) cercavano di indurre i rispettivi parenti ad allontanarsi dalla sala elettorale”. Quindi le elezioni, furono “la somma di tutto un sistema in scenato di minacce, di soprusi, di vie di fatto da parte di quel partito, che rimasto soccombente nelle precedenti elezioni politiche, aveva la coscienza di non rappresentare la maggioranza del corpo elettorale, ma che ad ogni modo, voleva una rivincita con tutti i mezzi: dalla mancata distribuzione dei certificati elettorali, (onde fu necessario l’invio di un Commissario prefettizio) sino al tumultuoso impedimento del libero esercizio del voto”. Il neo eletto, dott. Corina, cercò di minimizzare gli avvenimenti sostenendo: – “che la libertà del voto non era stata per nulla violenta da quei fatti medesimi; – che la sassaiola era durata poco e non aveva colpito alcuno: invece era stato detto, che era stata abbastanza grave e che una pietra, per esempio, aveva sfiorato il capo di un sottoufficiale dei Carabinieri ed altre avevano colpito il portone della sala elettorale, per cui era stato chiuso; – che ciò inoltre, era stato determinato in conseguenza alle provocazioni dei suoi avversari che, nei giorni precedenti le votazioni, avevano assoldato la malavita di Galatina”. Per quanto riguarda la malavita di Galatina, fu provato che “la sera di sabato furono effettivamente notati nei pressi di Castrignano dei Greci degli individui sospetti, ed infatti i Carabinieri andarono a scovare nella masseria “Scinéo” di proprietà del Sig. Mongiò una ventina di galatinesi, i quali evidentemente erano stati chiamati dai sostenitori del candidato A. Comi, per opporre una certa resistenza agli eccessi degli avversari. Se non che tutti quei galatinesi se ne andarono la stessa notte del sabato, ed uno di essi, certo il più animoso, che la sera aveva avuto l’imprudente idea di entrare in Castrignano, fu solennemente percosso dai seguaci della fazione contraria. Gli inquirenti accertarono, infine, che gli autori della sassaiuola erano alcuni dei sostenitori del Corina, i quali attraverso la terrazza di un loro partigiano, erano passati sull’altra dell’orologio”. Dinanzi alle irregolarità elettorali compiutesi nelle due sezioni di Martano ed agli impressionanti fatti di violenza perpetrati in Castrignano dei Greci, e ciò unicamente per ossequio alla legge, “per la purezza del costume elettorale, e più che per altro per quella educazione politica che tanto più deve auspicarsi, quanto più si estenda il diritto di voto”, il Presidente del Comitato Inquirente Avv. P. Castellano, i Commissari Avv. G. Garzia e Avv. A. De Gennaro, relatore, proposero che nelle dette tre sezioni si dovesse ripetere l’esperimento della votazione.

59) “Elezione contestata di Martano – Relazione della maggioranza – Lecce” Stabilimento Tipografico Giurdignano, 1914.

 

 

Da: Castrignano dei Greci di: Angiolino Cotardo

 

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