Epame

Oggi è festa a scuola: i colleghi sono riuniti per salutarmi. Lascio la scuola dopo quarant’anni di insegnamento. Ripenso ai lunghi anni trascorsi. Sono stato veramente un buon maestro? Non so: ho fatto di tutto per esserlo, ma, forse, ho sbagliato tutto. Oggi saluto tutti i colleghi, ma non solo i presenti. E’ un momento di commozione perchè il distacco da tutto ciò che si è amato lascia nell’animo tanta nostalgia e tristezza. Rivedo i tanti fanciulli che mi hanno fatto compagnia durante questo mio lungo viaggio. A loro dico solo grazie per aver arricchito la mia vita. Riuscirò ora a vivere in maniera diversa? Sono entrato nella scuola quarant’anni fa come maestro, ne esco ancora maestro. I maestri non fanno carriera. La loro carriera è il crescere e l’approfondirsi della loro umanità attraverso il quotidiano, paziente, silenzioso lavoro a contatto dei bambini… e mentre i capelli si imbiancano ci si continua a sentire miracolosamente giovani! I colleghi tutti mi attorniano: dietro i giovani visi scorrono nella mia mente i tanti visi di colleghi conosciuti nel tempo, coi quali ho diviso ansie ed emozioni, delusioni e soddisfazioni. Grazie… a tutti. Ma anche questa festa finisce, rimane accanto a me mia moglie, anche lei maestra in pensione, ci guardiamo negli occhi senza parlare. Le stringo la mano: – “Epame” – le dico – Andiamo ma dove?

Tratto da: “Stralci degli anni miei” di: Angiolino Cotardo

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