La Cripta Bizantina

Di particolare importanza storico – religiosa è la cripta di S. Onofrio che prese il nome di un monaco eremita, venuto dalla lontana Tebaide, antica provincia dell’ alto Egitto. Riguardo questa cripta niente è rimasto nei vari archivi, quindi, se ne può ricavare la sua storia solo dalla storia delle altre cripte, con le stesse caratteristiche, risalenti alla stessa epoca e costruite per gli stessi intenti. Un solo fatto accertato è che sulla cripta esisteva una chiesa intitolata allo stesso S. Onofrio e ce ne dà atto la testimonianza del De Giorgi che viene convalidata dal fatto che demolita la chiesa, la piazzetta rimase col nome : Largo S. Onofrio. 
Il De Giorgi, nella descrizione che fa dei comuni della provincia di Lecce nel 1897, scrive: “Recentemente è stata vandalicamente atterrata la chiesa di S. Onofrio con cripta sotterranea a volta sostenuta da colonne e con un’ iscrizione greca (che io conservo) sull’ architrave di una delle porte d’ ingresso del piano superiore”. (14)
Con l’ atterramento della Chiesa di S. Onofrio, anche la cripta fu interrata e nessuno parlò più di questo luogo sacro. Il 25 agosto 1965, ad iniziativa dell’ Amministrazione Comunale Cotardo, furono eseguiti i lavori di sterramento che portarono alla luce la cripta. Detta cripta è situata in una grotta naturale con evidenti trasformazioni della primitiva grotta, al tipo di basilichetta. E’ formata da due ambienti, uno dei quali, il più grande, al quale si accede attraverso due rampe di scale regolari e convergenti, è diviso in due parti, una è riservata al celebrante e l’ altra ai fedeli. Quest’ ultima era dotata forse per sostenere la volta o per puro abbellimento da colonne di “Lecciso” (pietra Leccese), di cui sei abbinate, scanalate a metà. Una sola è stata trovata intatta, le altre sono state ricostruite poi, nella restaurazione, con vari pezzi tratti dalle rovine. L’ altare è scolpito in un masso naturale, mentre ai suoi lati si trovano due mensole in pietra costruite in epoca più recente. Alle spalle dell’ altare, attraverso due passaggi, a destra e a sinistra si accede ad un secondo ambiente, molto più piccolo del primo, il quale per
l’ aspetto rozzo e nudo e l’ esistenza di un foro in alto che, probabilmente, era il primitivo ingresso della grotta, fanno pensare essere il primo abitacolo. Da un lato è incastrata nella roccia la pila dell’ acqua Santa (anche questa costruita in un secondo momento), sulla quale è scolpita una data in lettere greche IBYZ (1236). (Forse l’ epoca di una ristrutturazione).
Al momento in cui la cripta fu portata alla luce nella iconostasi c’ era dipinta l’ immagine della Madonna con colori a tempera che andavano dal grigio scuro, al giallo all’ azzurro e al rosso ocra. Ai lati di una delle scale, nelle stesse tinte, si intravedeva in maniera indistinta la figura di un Santo non individuato. Purtroppo, sia l’ una che l’ altra al contatto della luce e dell’ aria si dileguarono.
Altro ritrovamento interessante, i resti di scheletri umani. Lo sterramento della cripta richiamò l’ attenzione di studiosi e ricercatori, i quali, esaminato il suo complesso architettonico, concordarono a farla risalire al VI secolo dopo Cristo, quindi al tempo “in cui i Calogeri Basiliani si rifugiarono nelle cripte, scavate nella roccia, che
divennero poi centro delle comunità e delle manifestazioni di carattere religioso” (15). Inoltre, da varie ricerche storiche, si può dedurre che S. Onofrio era una chiesa di rito greco, ma, nel 1600,dopo il tramonto di questo rito, passò sotto il controllo dei preti latini. Questi, per imporre più efficacemente la loro religione, non ebbero scrupoli a coprire gli affreschi delle cripte, sottovalutando la distruzione di vere e proprie opere d’ arte legate a un periodo storico importante e basilare per tutti. 
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 Di fronte alla cripta di S. Onofrio, tra un complesso di costruzioni, una delle quali del XVI secolo, è distinguibile “l’ abbazia di Santa Candelora della Giovanella e Sant’ Onofrio” con annesso pozzo (ora interrato). Questa casa religiosa di monaci Basiliani possedeva: orto e casa di Marchese da Mauri lascito di Lionardo Stefanacchi di Corlianò” (16). L’ abbazia è ora trasformata in casa di abitazione, ma conserva ancora la struttura antica. 
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 Alla cripta sono sparse numerose buche a forma di botte o rettangolari, non molto profonde, vicine le une alle altre e perfette nella struttura. Furono i primi rifugi dei Calogeri, ove essi trascorrevano i giorni votati alla mortificazione della carne e alla contemplazione dell’ oltretomba. Solo la domenica si radunavano nella Cripta e assistevano alla celebrazione dei riti liturgici. Ciò è avvalorato dal fatto che nell’ isola di Cefalonia, intorno alla cripta di S. Gerasimo, vi sono identiche buche eremitiche.

 

(14) C.De Giorgi, “Geografia della provincia di Lecce
(15) L. Capone, “La Cripta delle Sante Marina e Cristina in Carpignano Salentino
(16) A.S.L. – Catasto Onciario di Castrignano dei Greci, 1600

Da: Castrignano dei Greci di: Angiolino Cotardo

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