L'antica Comunità Feudale (Università)


 

Sin dai tempi dell'antica Roma, le "Universitas" ebbero scopi di mutuo soccorso e la giurisdizione di ogni forma di controversia. Successivamente parteciparono direttamente al governo della cosa pubblica attraverso una serie di attività rivolte a tutelare ed a promuovere gli interessi della comunità.

Cominciarono a declinare a partire dal XVI secolo, si estinsero alla fine del XVIII secolo per una serie di ragioni, tra cui la più importante è da individuarsi nella tendenza delle baronie ad accentrare tutte le più importanti funzioni della vita politica ed economica delle comunità. 
Le Università erano rette da un Sindaco, da due Eletti, da due Aggiunti e da un Cancelliere
Il Sindaco e gli Eletti curavano tutti i problemi amministrativi della Comunità. Il Cancelliere redigeva gli atti e conservava i Registri Catastali e quelli delle tasse. 
Altra figura del governo delle Università era il Governatore o Capitano, di nomina baronale, che svolgeva funzioni di magistrato e di ufficiale di polizia. 
Il governo durava in carica un anno (dal 31 agosto al 1 settembre dell'anno successivo). 
In pratica, però, l'arbitro della situazione dell'Università era il feudatario. 
Dal governo delle Università facevano parte anche le Commissioni catastali che compilavano il Catasto Fuocatico (numerazione delle famiglie), che si espletava periodicamente in tutti i paesi del Regno di Napoli. Secondo il Trinchera consisteva nelle "notazioni delle famiglie, talvolta colle possidenze, aggravi e disgravi di fuochi per individui defunti o passati ad abitare altrove"53.

 

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Questo tipo di compilazione catastale resterà in vigore sino al 1741, quando con Carlo III ebbe inizio il Catasto Onciario
Le condizioni del regno di Napoli all'ingresso del Re Carlo III di Borbone erano, almeno dal punto di vista sociale ed economico, quanto di più disumano si potesse immaginare. Relativamente allo scarso consumo di grano, nella "Statistica" del Ricchione del 1811 (la descrizione è più che mai valida anche per epoche precedenti) si legge: "In genere le popolazioni di Terra d'Otranto inclinano nell'erbivoro. Li contadini non assaggiano la carne che tre o quattro volte all'anno nelle maggiori solennità. 
La base di nutrimento delle popolazioni di Terra d'Otranto è nel pane, nei legumi, nei vegetali. Per pane si intende quello fatto di farina d'orzo: "riservando il pane di frumento per i malati e convalescenti e per farne pappa ai bambini". 
Carlo III fu animato da molta buona volontà nel rimediare alle tristi condizioni del suo regno, per cui condonò alle Università, debiti verso lo Stato, fissò franchigie per terre incolte che passavano a coltura, vietò alcuni privilegi al clero e ai baroni, istituì un'organica legislazione tributaria, volendo attuare il principio secondo cui l'imposta doveva essere proporzionata al reddito. 
In forza di ciò, ogni cittadino aveva l'obbligo di dichiarare al fisco, sotto il vincolo di giuramento (rivela) la situazione patrimoniale ed eventuali pesi sostenuti. Severe sanzioni erano previste per il caso di "rivele" infedeli. Una volta accertata l'esattezza delle dichiarazioni, una commissione composta da sei membri, nominati dal Parlamento Generale, redigeva in doppio originale il "Libro Onciario" detto così perché la valutazione dei beni veniva fatta in "Once", antica misura di peso e moneta di conto54.

I vari soggetti d'imposta furono distribuiti nelle seguenti classi: contadini, artigiani, ambulanti, professionisti, nobili, clero, luoghi pii. 
La categoria contadina costituiva la maggioranza della popolazione e comprendeva: i bracciali, i massari, gli agricoltori, a seconda dell'attività che svolgevano. Agli artigiani facevano parte: scarpari, sartori, falegnami, fabbricatori, trainieri, barbieri, fornai. Ai bottegai facevano parte: Ì pollieri, beccai, ecc. 
Al vertice della vita sociale ed economica, nel "600 e nel '700, troviamo la categoria dei "nobili viventi" che si fregiavano del tradizionale "Don" ed erano i più benestanti, i "nobili di nascita" e i professionisti. 
Gli ecclesiastici, per i beni costituenti il loro patrimonio sacro e sempre che la vendita non superasse una determinata somma stabilita dalle disposizioni diocesane in base al concordato del 1741, erano esentati da ogni contribuzione, mentre per la parte di rendita eccedente e per tutti gli altri beni a qualunque titolo loro pervenuti o da essi acquistati erano tenuti a pagare le tasse al pari degli altri cittadini laici55.

Presso l'Archivio di Stato di Napoli (A.S.N.) nei "Catasti Onciari" esistono tre volumi relativi a Castrignano dei Greci: il volume 780L: "Squarci di campagna e rivele" dell'anno 1742; il volume 7802: "Rivele" dell'anno 1742; il volume 7803 che contiene l'Onciario dell'anno 1745. Nell'Archivio di Stato di Lecce (A.S.L.) ho consultato il volume del Catasto Fuocatico del 1646 e il volume B.29 del Catasto Onciario 1741-1770 redatto dal Notaio Felice Aprile. Le notizie contenute in detti Catasti assumono grande importanza documentaria e si pongono come punto di partenza per qualsiasi ricerca di natura ambientale.

I Catasti onciari di Castrignano dei Greci furono redatti dai Notai:

- Aprile Felice - - 1741 - 1770
- Aprile Vincenzo - - 1771 - 1815
- Stampacchia Vincenzo - - 1831 - 1843
A titolo di curiosità presentiamo alcuni dati:
1532 = fuochi (famiglie) 136
1545 = fuochi 171
1561 = fuochi 207
1595 = fuochi 290
1618 = fuochi 275
1669 = fuochi 237 56

Esempio di tassazione riportata nel catasto onciaro volume B.29 - 1700

"Antonio Piscopo un tempo bracciale, ora inabile e cieco di un occhio per lo dolore del quale non può faticare - anni 54.
Laura Rubbi - moglie anni 59.
Per essere cieco di un occhio, ne può faticare, come inabile non si tassa.
Abita in casa Locanda nel vicinato di S. Onofrio, confina con Stefano Aprile da tre parti e via pubblica e paga al Capitolo di detto Santo Carlini dieci per pigione di detta casa.
Non possiede beni di sorte veruna".

53) F. TRINCHERA "Relazione a S.E. il Ministro della P.S." Stamperia del Fribuno, 1872.

54) G. LISI, "Economia e classi sociali in Calmiera", Ed. Salentina, Galatina, 1985. 
Sul valore e la funzione dell'oncia nel Catasto carolino cfr. P. VILLANI, "Mezzogiorno fra
riforme e rivoluzioni". Bari, 1974.
Ricordiamo che un Ducato era uguale a dieci carlini o a 100 grana. Nel '700 un ducato equivaleva a L. 4,25. Per un rapporto tra il valore della moneta del tempo e quella dei nostri giorni, basta ricordare che un quintale di grano costava allora ducati 2,27.

55) G. LISI, V. Op. cit.

56) G. ARDITI, "Corografìa fìsica e storica della Provincia di Terra d'Otranto, Lecce, 1879.

 

 

Da: Castrignano dei Greci di: Angiolino Cotardo




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